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Hospitality Day 2020

Organizzare un convegno ai tempi del Covid non è una passeggiata, soprattutto se pensiamo che l’evento si è svolto nel giorno in cui sono uscite ancora nuove norme più restrittive da parte del Governo – niente feste private, niente raduni sopra le 6 persone in casa propria, niente matrimoni o feste di laurea con più di 30 persone… – che hanno posto grandi incertezze sul futuro degli eventi. Devo fare i complimenti a Teamwork per esserci riusciti alla grande.

Ho partecipato all’Hospitality Day 2020 con la gioia di tornare a seguire un evento fisico, dopo tanti webinar ed eventi virtuali. Sono stata molto contenta di poter assistere a presentazioni con relatori in carne e ossa – qui in foto vedete Nicola del Vecchio, Armando Travaglini, Massimiliano Schiavon, Giancarlo Carniani – seppur senza poter stringere loro le mani. Così come il minimo di networking che si riesce a fare fra stand e corridoi.

Sono tornata a casa con un po’ di ottimismo e fiducia. Non che non si sia parlato di tracollo del turismo per molte destinazioni – Giancarlo Carniani ha stimato per Firenze un calo del 70% del fatturato – ma al tempo stesso si è cercato di capire cosa è arrivato di buono e cosa succederà dopo. Da Jesolo a Firenze, passando per la Riviera Romagnola, i turisti sono cambiati. E anche il modo di prenotare. Siamo tornati al vecchio telefono? in parte. Ma il turista vuole risposte immediate, e quindi tanto uso delle chat di Facebook. Milioni di camere sono andate in fumo per sempre, come ci mostra questa slide mostrata da Andre Wiringa, ma possiamo ancora pensare a un futuro dell’ospitalità.

Come? con il Reverse Thinking indicato appunto da Wiringa: pensare al turismo con un approccio guest driven anziché product driven. Le lobby vuote, le terrazze non più piene di turisti… possiamo riconvertirle ai residenti, con formule ibride (una delle parole più sentita durante tutta la giornata). Ecco quindi via libera a co-working e co-living, o alla trasformazione di una piscina in un luogo da instagrammare come ha fatto The Student Hotel di Firenze.

E ha concluso che “physical distance is not the same as social distance“.

Resilienza? no, anti-fragilità

Mi ha divertito l’intervento di Mirko Lalli di Data Appeal: partendo dalla storia del tacchino che vive felice grazie alle previsioni fatte in base al suo passato, fino al giorno che arriva il Thanksgiving, e da un libro di Nassim Nicholas Taleb dal titolo Anti-Fragile ci ha evidenziato che le crisi che arrivano ogni tot anni sono imprevedibili. E noi possiamo decidere se accettare il cambiamento o no.

Possiamo resistere all’urto con la resilienza (parola che odio) oppure affrontarlo con la “anti-fragilità” e magari re-inventare il nostro business. Come ha fatto quel ristorante inglese che si è messo non solo a fare delivery, ma ha creato una piattaforma per il delivery di tutta la sua zona.

O come la Quantas Airlines che ha lanciato un volo per… nowhere! Un aereo è decollato, ha volato per qualche ora e poi è riatterrato all’aeroporto di partenza!! E la cosa incredibile è che i posti sono andati esauriti in pochissimi minuti.

In Giappone hanno fatto anche di meglio: un volo simulato, con tanto di hostess che ti serve il pranzo al tavolino, e visori per darti l’illusione di viaggiare sul serio. Ovviamente c’è la coda per provare questa esperienza.

Ci sono luoghi remoti nelle campagne inglesi che vengono reclamizzati come posti dove scappare dalla città e rilassarsi, giocare, ma anche lavorare.

Sull’Amiata, in Toscana, un intero paese si offre come destinazione per lo Smart Working. Sul loro sito si legge: Santa Fiora offre immobili, servizi e infrastruttura a banda ultra larga per smart working, in uno dei borghi più belli di Italia, entroterra di eccellenza, sinonimo di ottima qualità della vita. https://www.vivinpaese.it/

Mi sono emozionata con lo story telling di Carniani. Tramite la storia dei Pink Floyd, che ammetto conoscevo poco, ci ha portati a capire le dinamiche e le problematiche nella gestione di un team aziendale. L’assolo di chitarra di David Gilmour che ha chiuso lo speech è stato un momento di grande catarsi collettiva.

In sintesi, ecco cosa mi porto a casa:

  • la crisi ha portato dei cambiamenti. Tutto ciò che c’era prima del Covid va ripensato. Persino il Revenue Management non ha più senso. Chi lo capisce e lo accetta va avanti, gli altri… si starà a vedere. Forse le cose non torneranno più come prima.
  • la gente ha bisogno di scappare, di fuga dalla realtà, e di benessere fisico e mentale. Una ricerca dice che a seguito del Covid sono aumentati pure i vegetariani!
  • più della metà delle aziende ha accelerato i processi di digital transformation a causa del Coronavirus. Finalmente le aziende si stanno avvicinando a quegli strumenti che gli utenti usano da anni. E questo al reparto dell’ospitalità fa bene. Ce lo ritroveremo anche in seguito.
  • le persone vogliono viaggiare e lo faranno sempre. se non possono prendere aerei o fanno come sopra, oppure restano nei paraggi o addirittura nella propria città. Vi dice niente la parola Staycation?
  • le soluzioni ibride, che uniscono co-working/co-living e spazi alberghieri saranno il presente e forse anche il futuro.

E a proposito di nuove idee, come non menzionare il meraviglioso cocktail artigianale monodose e ready-to-go di Mr Bubbles?

https://misterbubbles.it/

Insomma sono contenta di esserci andata, di aver visto persone che erano lì per fare business, per capire come sarà il futuro dell’ospitalità.

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