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Il blog è morto, viva il blog!

Dopo aver letto l’interessante post di Diegoli sulla chiusura del blog della Ducati, per anni citato a destra e sinistra come case history di successo, ho deciso di scrivere due righe sull’argomento.

Chi mi conosce sa quanto io sia sostenitrice dei (corporate) blog come strumento di comunicazione e promozione e come io sia convinta che l’arrivo di Facebook e Twitter non abbia sostituito il loro ruolo (non a caso i miei speech si intitolano sempre “Facebook non ha ammazzato i blog!”) ma abbia semplicemente ampliato le possibilità comunicative e di relazione di un’azienda. Le potenzialità dei social networks sono enormi e possono dare molta visibilità. Detto questo i social networks non possono e non devono sostituirsi a un blog.

E’ pur vero che ritengo che il blog non sia uno strumento adatto a tutti. E’ impegnativo, oneroso, faticoso. Per avere successo richiede passione, personalizzazione, gestione. Desmoblog ha funzionato finchè Federico Minoli ci ha dedicato anima e corpo.

Nel mio intervento allo Smau elencavo pro e contro dei 3 strumenti, per aiutare una ipotetica azienda nella scelta del mezzo più congeniale, dal momento che non tutti possono permettersi tutto (sia in termini di soldi che di risorse). Riassumendo qui alcuni punti fondamentali è bene ricordarsi che:

  • il blog ha e avrà sempre una maggior capacità di lasciare traccia di ciò che viene detto, mentre Facebook e ancora di più Twitter si distinguono per una grande volatilità dei contenuti (vi sfido a ritrovare una discussione antecedente a una settimana!).
  • i social networks non nascono per scopi commerciali: le aziende che esagerano rischiano di essere bannate, mentre un corporate blog per un’azienda è casa propria e nessuno può buttarla fuori o cancellarla.

Tuttavia…

  • i social networks offrono un bacino di utenti enorme, già predisposto e pronto a commentare, postare, partecipare; al contrario su un blog bisogna faticare 7 camicie per far lasciare un commento che 90 volte su 100 sarà pure anonimo!

La conclusione non è univoca, non c’è un criterio universale per dire questo va bene e quello no. Facebook ha un potere comunicativo e interattivo incredibile, ma ha anche dei limiti. L’importante è capire che anche il più semplice (e gratuito) degli strumenti necessita di una gestione intelligente da parte di un’azienda, anche per evitare effetti boomerang.

 

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